In queste settimane molti autorevoli psicoanalisti italiani hanno scritto le loro riflessioni sul tempo che stiamo vivendo.

Alla psicoanalisi […] più che ad ogni altro tipo di pratica e di teoria, credo sia affidato il compito di capire perché mai di fronte all’evidenza di un danno, di cui però non è chiaro quali siano la grandezza e la pericolosità, le donne e gli uomini stentino a rendersi conto di quello che è successo, di quello che sta avvenendo e di quello che ancora può succedere.  Oscillano tra il panico e l’indifferenza, tra il catastrofismo e lo scetticismo, mentre dovrebbero  guardare agli eventi attuali con occhi limpidamente allarmati, certo, ma né ingenuamente ottimistici o irresponsabilmente indifferenti, né distruttivamente catastrofisti.

La psicoanalisi all’epoca del coronavirus. – C. Schinaia

 

La libertà non è una manifestazione del potere dell’Ego, non è liberazione dall’Altro, ma è sempre iscritta in un legame. Non è forse questa la tremendissima lezione del Covid-19? Nessuno si salva da solo; la mia salvezza non dipende solo dai miei atti, ma anche da quelli dell’Altro.

Essere liberi nell’assoluta responsabilità che ogni libertà comporta significa infatti non dimenticare mai le conseguenze dei nostri atti. L’atto che non tiene conto delle sue conseguenze è un atto che non contempla la responsabilità, dunque non è un atto profondamente libero.

E qui entra in campo la psicoanalisi, che ci insegna da Freud e Melanie Klein in poi, che nelle aree più arcaiche della nostra mente dominano l’aggressività, il bisogno di accaparrarci alle spese dell’altro quanto più possiamo. Senza pensare alle conseguenze dei nostri atti predatori. Perché questo atteggiamento cannibalico, cainesco? Perché abbiamo paura. Prezioso l’insegnamento di Freud, secondo il quale la percezione dell’esistenza dell’altro nasce nell’odio in quanto l’altro viene vissuto (ed è!) come limite del Sé. Perché abbiamo paura di aver paura. Ecco perché è importante, crescendo, imparare a elaborare un senso interno di persecuzione considerato inconsciamente come irrimediabile con i mezzi del lavoro psichico.

Coronavirus, le illusioni consolatorie di Recalcati – Daniela Scotto di Fasano

 

L’esame di realtà è una istituzione fragile dell’Io, lo vediamo tutti i giorni anche senza situazioni pesanti come questa. In più, oggigiorno, vediamo all’opera le fallimentari dinamiche narcisistiche: si nega la realtà perché non c’è stata né la costruzione interiore dell’idea di morte né quella di sofferenza. Da qui comportamenti inadeguati – e pericolosi per il prossimo oltre che per sé.

La consapevolezza è solo la punta dell’iceberg di un insieme anche molto conflittuale legato all’accettazione dell’esistenza dell’altro e a ciò che questo comporta (propria limitatezza, riconoscimento del bisogno di relazioni e di altri ecc.).

La psicoanalisi al tempo del coronavirus. Dialogo con Antonio Alberto Semi