L’arte

L’arte, con la sua tensione verso la bellezza, conduce in un altrove che facilita, sviluppa, arricchisce il pensiero. Il rapporto, indiretto, tra l’artista e il fruitore dell’opera, favorisce la mentalizzazione. L’artista, anche quando usa la parola per esprimersi, è in grado di suscitare emozioni che possono tollerare di non avere un nome. Allo stesso tempo è in grado di dare voce ad affetti diversamente impensabili. L’arte è quindi evocativa e profetica al tempo stesso anticipando quello che potrebbe accadere come la madre devota. Alimenta l’anima lasciandola affamata, senza saturare ogni bisogno e ogni slancio vitale, ma sollecitando, al contrario, nuovo nutrimento, generando amore per la conoscenza e tolleranza per ciò che è nuovo. Elementi, questi, comuni anche alla psicoanalisi.

 

Il contatto “estetico”

Entrambe mirano alla conoscenza e alla consapevolezza. L’artista è infatti in grado di “far vibrare l’anima” richiamandosi ad un’armonia in grado di contattarla. Lo stesso può fare il terapeuta cercando di accedere a quelle aree del paziente che possono essere raggiunte proprio grazie ad un contatto “estetico”, richiamo alla bellezza della conoscenza. Conoscenza che richiede anche, per essere raggiunta, la capacità di ascoltare, guardare, sentire, abbandonarsi all’esperienza, attendere.

“Lo spettatore è anche troppo abituato a cercare un ‘senso’, cioè un rapporto esteriore fra le parti del quadro. La nostra epoca, materialista nella vita e quindi nell’arte, ha prodotto lo spettatore (e specialmente un ‘amatore’) che non sa porsi semplicemente di fronte un quadro, e nel quadro cerca tutto il possibile (l’imitazione della natura, la natura espressa dalla psicologia dell’artista – e dunque la psicologia – l’atmosfera immediata, la ‘pittura’, l’anatomia, la prospettiva, l’atmosfera esteriore), ma non cerca la vita interiore, non lascia che il quadro agisca su di lui. Accecato dai mezzi esteriori, non vede che cosa sanno creare questi mezzi.” (Kandinsky, 1989, p.81). 

L’esperienza artistica non si compie quindi sempre in modo cosciente. L’arte favorisce infatti la creazione inconscia grazie ai suoi processi creativi e alle sue forme di espressione tra cui devono essere ricollocati anche il pensiero (Merleau-Ponty, 1945) e il linguaggio. Linguaggio che, generato dal corpo, assume subito un significato potenzialmente comunicabile, come il gesto all’inizio della vita, come il colore che rende visibile una forma sulla tela.

Il rapporto

Il gesto, il corpo, la sensorialità sono intrinsecamente legati all’estetica fin dalle prime esperienze del bambino con la propria madre. Egli svilupperà infatti una sua sensibilità proprio a partire dal rapporto primario, creando le sue prime rappresentazioni conservate nella memoria implicita (Mancia, 2004). L’atto artistico, quindi, troverebbe espressione accedendo all’archivio di questa memoria che non può trasformasi in ricordo, ma in rappresentazione. L’artista attinge a modelli registrati nell’inconscio in una fase molto precoce del suo sviluppo e li ripete attraverso le molteplici espressioni della sua creatività.

Allo stesso modo la parola psicoanalitica ha come proprietà essenziale di “far intendere quello che non si dice” (Lacan, 1966, p.288). La struttura affettivo-emozionale inconscia dell’artista, durante la creazione, viene proiettata sull’opera d’arte, così come quella del poeta viene espressa attraverso le metafore e quella del paziente nella parola psicoanalitica (Mancia, 2004). Ogni espressione dell’umano, ogni dialogo, intrapsichico o intersoggettivo, ogni sogno, opera d’arte, poesia, musica, rappresenta il tentativo dell’uomo di rimanere in contatto con l’armonia che ha sperimentato all’origine della sua vita nell’incontro estatico con il suo primo altro.

Bibliografia

Kandinsky W. (1989) Lo spirituale nell’arte. SE, Milano.

Lacan J. (1966) Scritti, Vol.2. Einaudi, Torino, 1974. Cit. in Mancia M. (2004) Sentire le parole. Archivi sonori della memoria implicita e musicalità del transfert. Bollati Boringhieri, Torino.

Mancia M. (2004) Sentire le parole. Archivi sonori della memoria implicita e musicalità del transfert. Bollati Boringhieri, Torino.

Merleau-Ponty M. (1945) Fenomenologia della percezione. Bompiani, Milano, 2003.