La psicoterapia
Biologia e ambiente, mente e corpo, sono, soprattutto all’inizio, inestricabilmente collegati. Ma, durante lo sviluppo, a poco a poco una mente può emergere dal corpo. La psicoterapia, assumendo la funzione di mediatrice tra corpo e mente, di “trasformatore di sensi in senso” (Di Benedetto, 2000, p.16), può “sublimare il corpo in parola” (ibidem) proseguendo il lavoro iniziato dalla madre e poi interrotto o fallito, per qualche motivo, del tutto o in parte. La madre non dovrebbe temere di accogliere tutto quello che il suo bambino le comunica e le fa provare, così come lo psicoterapeuta non dovrebbe temere di scendere nel caos primordiale per cercare di fornire un qualche ordinamento (Petrella, 2013).
Mente e corpo
Mente e corpo sono da sempre indissolubilmente legati. La prima ha origine dal secondo e lo determina, allo stesso tempo, se non altro nel modo in cui viene percepito. “La mente scaturisce dall’attività dei circuiti neurali” (Damasio, 1995, p.308) che “rappresentano con continuità l’organismo, mentre esso è perturbato da stimoli provenienti dall’ambiente fisico e da quello socioculturale, e mentre agisce su tali ambienti” (ibidem). Le rappresentazioni del corpo che il cervello produce cambiano con esso, alcune in modo cosciente, altre inconscio. Contemporaneamente, il cervello invia segnali al corpo, alcuni deliberati, altri automatici, modificandolo continuamente e modificandone la sua immagine.
La sensazione di possedere un corpo e una mente che consentano di accedere pienamente all’esperienza della vita non è scontata e può essere ostacolata da traumi precoci, rapporti con oggetti assenti o patologici. La frattura che può crearsi tra corpo e mente può condurre alla creazione di una realtà di fantasia (Pola, 2012) o alla chiusura della mente in un sistema autoriverberante che non può accedere alla realtà esterna, mentre il corpo rimane un coacervo di sensazioni scisse e persecutorie. La mente, se non è in grado di rapportarsi con il reale, rischia di sostituirsi ad esso (Ciocca, 2012), invece, per funzionare, deve rimanere “incarnata”.
La parola
Lo sviluppo del cervello non è immune all’ambiente. La trasmissione intergenerazionale, con i suoi fantasmi (Fraiberg, 1975), le interazioni con i caregivers, le esperienze e le emozioni precoci, ne condizionano lo sviluppo. L’essere umano è, dall’origine, immerso in un mondo liquido, cullato dai movimenti della madre, dalla sua voce che vi risuona, dal ritmo del suo cuore. Dopo la nascita allucina il mondo perduto e conosce il nuovo mondo a partire da questo.
La parola che cerca di tornare alle origini della creazione della psiche deve essere una parola che non dimentica queste stesse origini. Dove un contenuto ricco di senso fatica ad arrivare può arrivare una forma portatrice di significato. La psicoterapia, che attraverso il transfert permettere a ciò che non è più di “ripresentificarsi” (Fornari, 2005), può cercare di recuperare questa potenziale capacità di avere una voce, una parola, in grado di avere un senso.
Bibliografia
Ciocca A. (2012) La dissociazione corpo-mente. Riv.Psicoanal., 58, 399-418.
Damasio A.R. (2005) L’errore di Cartesio. Emozione, ragione e cervello umano. Adelphi, Milano.
Di Benedetto A. (2000) Prima della parola. L’ascolto psicoanalitico del non detto attraverso le forme dell’arte. Franco Angeli, Milano.
Fraiberg S. (1975) Il sostegno allo sviluppo. Cortina, Milano, 1999. Cit. in Barbaglio C.B. (2011) Abitare l’incontro. Riv.Psicoanal., 57, 147-164.
Fornari F. (2005) Il sogno durante la poppata e il transfert onirico. Riv.Psicoanal., 50, 191-199.
Petrella F. (2013) Crisi delle narrazioni e racconto della crisi. In Narrazioni psicoanalitiche delle crisi: descrizione, racconto, risoluzione. Congresso Centro Psicoanalitico di Pavia, 9 marzo 2013. Aula 400.
Pola M. (2012) Fuga nella fantasia come dissociazione corpo-mente. Riv.Psicoanal., 58, 435-450.