Il corpo in adolescenza
Lo psicoanalista Gustavo Pietropolli Charmet a Verona: “La difficile relazione col corpo degli adolescenti attuali. La paura della bruttezza e il rifugio nella realtà virtuale senza corpo”. Il corpo in adolescenza.
Conferenza organizzata il 21 febbraio 2014 dall’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona.
Il corpo in adolescenza. Nel corso del tempo la società è profondamente cambiata e con essa i suoi valori di riferimento basati oggi sulla spinta alla precocità sociale e alla realizzazione. Da disagi legati al senso di colpa siamo passati a un dolore legato alla vergogna. Il conflitto oggi non è etico, ma estetico.
Questa trasformazione radicale trova particolare espressione nella delicata fase adolescenziale. In questo periodo il giovane vive una serie di mutamenti fisici, psichici, relazionali, sociali, che possono metterlo duramente alla prova, soprattutto se associa ti ad una sottostante fragilità narcisistica
L’adolescenza
L’adolescenza è il momento in cui avviene l’incontro con un corpo sessuato. I valori etici ed educativi trasmessi dalle figure di riferimento possono entrare in conflitto con l’eccitazione, il desiderio e la sessualità.
Il corpo rappresenta la natura, istanza difficilmente integrabile con la famiglia, la scuola, la società. Il potenziale conflitto tra natura e cultura può produrre un senso di colpa verso il desiderio o la ricerca di un compromesso. Il corpo può divenire il luogo in cui questo conflitto si esprime e cerca una risoluzione.
In questa fase è difficile per il giovane sentire il suo nuovo corpo come integrato. Pur essendo l’oggetto più vicino al Sé e alla propria identità, per un certo periodo rimane anche un cantiere aperto che richiede prove e verifiche continue. Questa difficoltà a pensare il proprio corpo in adolescenza e le sensazioni che produce, possono causare una sofferenza, più o meno consapevole e una difficoltà di integrazione. Questo può portare a vivere un aspetto parziale della propria corporeità. E’ il caso del “corpo alimentare” letto esclusivamente come grasso o magro, che complica l’identificazione di genere e lascia in sospeso le successive identificazioni.
La vergogna
Oggi il conflitto è legato ad un senso di inadeguatezza e di vergogna. Per questo in ogni occasione in cui i ragazzi debuttano in società, o si espongono allo sguardo dell’altro, rischiano di soccombere. Questa evenienza può divenire fonte di ansia e di disagio. Senza corpo, come gli avatar, gli adolescenti riescono ad entrare più facilmente in relazione. Nella realtà virtuale, infatti, corrono meno il rischio di incontrare la propria vergogna.
Il ritiro sociale o la manipolazione del corpo sono tentativi estremi di sottrarsi simbolicamente allo sguardo dell’altro. In particolare allo sguardo dei coetanei ritenuti competenti ad esprimere una valutazione in base al look, alle connessioni Internet, ai valori del gruppo. In questi casi, se il soggetto è narcisisticamente fragile, potrebbe sentire questo sguardo come intollerabile perché filtrato attraverso i suoi ideali crudeli. Poiché non c’è limite al bisogno di successo, basta poco per provare umiliazione e vergogna per il non riconoscimento da parte del gruppo.
L’unica situazione davvero mutativa potrebbe essere un’esperienza di rispecchiamento sereno da parte della nuova famiglia sociale unita alla capacità del soggetto di accettarsi più benevolmente. Se, al contrario il corpo rimane saturo di proiezioni, estraneo al sé, mai utilizzato, può divenire il luogo in cui si esprime il conflitto.
Le ferite
L’autolesionismo, il cutting, il branding sono oggi alla moda come il piercing e il tatuaggio. Rappresentano ferite profonde che cercano voce attraverso il corpo, ferite segrete, clandestine, al riparo dallo sguardo dell’altro. Queste pratiche possono venire ripetute e diventare dipendenza in un uso del corpo privilegiato rispetto al pensiero. Un corpo che esprime l’impossibilità di essere belli e felici anche attraverso il bisogno di modificarlo perché non è accettabile così com’è. Perché solo modificandolo può divenire compatibile con le aspettative ideali.
La paura della bruttezza immotivata è caratteristica della preadolescenza. I ragazzi faticano a tollerare la bellezza, il piacere, il successo, l’amore, la famiglia. Cercano di diventare brutti per abbassare il livello di responsabilità e allontanare da sé queste “possibilità spaventose”. Lo sguardo dell’altro, l’altro viene cancellato. Rifiutare il corpo significa negare l’altro. Mentre è nella complementarietà che si può trovare un senso al perché “il corpo è fatto in questo modo”.